Ciao Bencapitato!

Benvenuto sul mio blog personale!

Per cominciare voglio dirti una cosa molto importante:

SE CERCHI DI COMBATTERE L’ANSIA HAI PERSO IN PARTENZA!

L‘ansia non si combatte ma si ascolta prima e poi si impara a gestire noi stessi in funzione di essa e di quello che ci sta comunicando.

L’ansia per come è vista nella nostra cultura occidentale è una sorta di parassita contro il quale combattere a tutti i costi ma in realtà è solamente un richiamo all’ordine che sì, è  fastidioso e alcune volte invalidante, ma capire i meccanismi della sua attivazione è fondamentale per poterla risolvere.

Quando sentiamo l’ansia salire in noi, il cervello, ci sta inviando dei segnali tradotti in sensazioni fisiche a cui dovremmo prestare attenzione.

Quando l’ansia diventa incontrollabile e invalidante, suggerisco di vedere un buono psicoterapeuta che può lavorare sulle dinamiche psicologiche più profonde dietro le quali si manifesta questa sintomatologia.

Come funziona il meccanismo dell’ansia

La “malattia” più diffusa del ventunesimo secolo: l’ansia.

L’ansia, come la definisco io, può essere sia “artificiale” ovvero creata dalle nostre stesse suggestioni/pensieri, in un certo senso è la mente che elabora pensieri di ansia, oppure dal nostro sistema integrato, un sistema programmato e programmabile chiamato inconscio, incorporato dentro di noi sin dall’infanzia; Altresì può essere “reale” cioè che proviene dal fisico; il corpo comunica che qualcosa non sta andando come dovrebbe. Non per tutti è così ma alcuni tipi di ansia indicano questo al di là dell’indicazione di un’emotività che sfugge al nostro controllo magari.

Partendo invece da un principio di base psicologica, si afferma che l’ansia in qualsiasi forma essa sia, è reale e il più delle volte percepita come un disagio da parte di chi l’avverte.
Essa non va evitata ma ascoltata con le orecchie sensoriali giuste per poter comprendere cosa in quel preciso istante il corpo o il cervello stanno comunicando o se invece, è frutto dei nostri pensieri, paranoie, preoccupazioni, paure, suggestioni interne per il più delle volte ancora inconsapevoli.

Come primo passo, comincia a toglierti di dosso qualsiasi etichetta identitaria del tipo:” sono una persona ansioso/a”. Anche se lo sei NON lo sei. Sei diventato ansioso per qualche ragione e non ci sei di certo nato.

Se sei cresciuto in un ambiente familiare ansiogeno sicuramente sei stato influenzato da comportamenti tipici di chi reagisce a situazioni difficili o nuove con comportamenti di ansia.   Se tua madre, tuo padre, un famigliare stretto, un capo, ecc. sono erano ansiosi nell’affrontare la quotidianità allora ci sono ottime chance che anche tu abbia assorbito e internalizzato quei tratti della loro tipica risposta emotiva. Altresì, è vero anche che chi ha avuto dei familiari parecchio giudicanti e critici verso le tue vittorie o insuccessi, la tua autostima credo che si sia abbassata. 

Una bassa autostima (vedi mio post sull’ autostima) può contribuire alla creazione dell’ansia e dello stato ansioso.

Per molti anni inconsapevolmente ho sofferto di ansia generalizzata proprio per queste ragioni ma non sono universali per chiunque.

I sintomi dell’ansia possono variare da persona a persona e possono essere riconducibili a stati mentali disagiati come ipervigilanza, ipocondria, ossessione, eccessiva preoccupazione, paura di sbagliare, paura della paura, quindi a qualcosa di brutto si teme dovrà accadere nell’imminente futuro. Questa sfera di competenze comunque riguarda lo psicologo nonostante che chi l’ha attraversa e l’ha conosciuta superandola è di certo legittimato nel parlarne.

Il meccanismo dell’ansia da prestazione 

Gli studi scientifici definiscono l’ansia come una reazione fisica, comportamentale adattativa di uno stimolo che noi percepiamo come minaccioso a cui siamo incapaci di reagire o controllare. Il mondo dell’ansia è vasto poiché i fattori scatenanti sono molteplici e dipende dal soggetto che vive i sintomi innescati.

Nell’uso più comune l’ansia è la risposta neurofisiologica indotta a fronte di una presupposta minaccia che arriva dall’ambiente esterno e che compromette la nostra sfera cognitiva, quella della ratio. Genera il famoso “fight or flight” ovvero rimango e combatto o me la do a gambe a più non posso?

Paradossalmente potrebbe generarsi da condizioni “esterne” a noi ma in realtà non è così perché la percezione e‘ senza dubbio interna a noi. Perciò, come reagiamo noi alle situazioni che ci accadono fa la differenza.

Vediamo alcuni esempi pratici dove si caratterizza l’ansia da prestazione. 

  1. Se ti sudano le mani prima di fare un esame all’Università, è una cosa normalissima.
  2. Se ti batte forte il cuore prima di salire sul palco, o hai la bocca/gola secca prima di parlare in pubblico.
  3. Se ti trema la voce, respiro affannoso prima di una gara, ecc. ecc. siamo nella “normo zone“ dove appunto l’ansia manifesta il sentimento che quella cosa che stiamo per fare ci interessa farla bene o al meglio delle nostre capacità.

I pensieri negativi e l’ansia

Spesso nel mondo della prestazione umana, ciò che fa scattare l’ansia sono i pensieri negativi.

La prestazione e l’ansia sono due elementi molto comuni negli sport, nel mondo aziendale e fra i liberi professionisti che sudano le quattro camice per vendere i loro servizi e prodotti.

Vediamo alcune situazioni possibili:

1. ho l’ansia prima di una gara, evento, public speaking, ecc. ottimo! se riesci a canalizzarla in positivo attraverso tecniche di distensione fisica e distrazione fisica, può essere fonte di salvaguardia energetica favorendo dunque la prestazione che rimane illesa.

2. non riesco a dominare i pensieri che girano vorticosamente nella mia testa. Sono i pensieri volti in negativo che inficiano la mia prestazione rendendola una catastrofe vera e propria. Faccio il contrario di quello che immagino accada. Bene! Buttiamo via i pensieri su un foglio di carta poiché il cervello ha bisogno di ordine e tu in questo momento della tua vita non glie lo stai dando.

3. comincio con l’ansia poi riesco a smaltirla ma il risultato è che ho effettuato una prestazione deludente o non corrispondente alle mie aspettative; sono triste e sconsolato e l’ansia da li in avanti sarà sempre un problema per me. La convinzione di essere ansiosi è un problema di natura cognitiva che può ripercuotersi sulla conduzione quotidiana delle nostre mansioni.
La bella notizia è che le convinzioni possono essere scardinate grazie alla statistica e alla logica matematica. Chi dice che l’ansia sia una cosa negativa?

Se sei riuscito a risolvere l’ansia in gara, come ha fatto l‘ansia a contribuire alla tua sconfitta? Sei sicuro che è stata l’ansia?

Abbiamo visto che l’ansia è una reazione psicofisica ad un impulso che soggettivamente ci pervade e che comunica apprensione, preoccupazione elevata, allerta per quello che dovrà avvenire nel breve futuro. Essa è la naturale reazione del meccanismo interno del “fight or flight” quando si è in pericolo per qualcosa si tende a combattere o a fuggire.

Nel nostro caso l’ansia si accende quando siamo in procinto di effettuare una prestazione per noi stessi o per qualcun altro che sfocia in uno stato di agitazione e nel classico “brain fog state“ compromettente, in termini di prestazioni lucide che producono risultati soddisfacenti.

In altre parole è come integrare zuccheri prima di una gara, la risultante di un eccessivo innalzamento di insulina che manda in agitazione il corpo producendo adrenalina e quindi il cervello non lavora più lucidamente.

È come il sonno, chi dorme poco la notte non ha la stessa recettività di quando è riposato.

Le tecniche per combattere l’ansia da prestazione sono:

  • Distrarsi quando si presenta il sintomo iniziale del disagio. Durante il sintomo ansioso, cambiare qualcosa di quello che si sta facendo, facendolo diversamente perfino. Ci sono delle abitudini che creano riluttanza al nostro cervello,  cambiale.
  • L’Autodeterminismo è un’altra strategia utile che funge nel determinare i propri pensieri, portarli a galla sulla parte più consapevole del cervello e giocarci modificandoli in positivo.
  • Determinare ogni tipo di comportamento o atteggiamento ambivalente, sia interno che esterno, il quale ha presa diretta su di noi, ha un beneficio enorme sulla prestazione minacciata dall’ansia.

A livello fisico per togliere l’ansia applicare la ”tecnica del respiro a cane“ elimina la rigidità diaframmatica (il “nodo” allo stomaco o il fiato corto per intenderci) che consegue l’attacco ansioso rendendo la respirazione di nuovo fluida.

Spesso capita che un imprevisto ci faccia andare in ansia. Laddove ci sono scelte multiple da compiere, per esempio, priorizzare le decisioni da meno importanti a più importanti o viceversa, dipende dal funzionamento di ogni singola persona, dando quindi un ordine scalare alle attività che si devono svolgere, aiuta ad alleggerire i sintomi.

Chi sono io per parlarti di ansia?

Sono un uomo che di ansia ne avuta ed è riuscito a risolverla del tutto.

Per la maggior parte della mia vita ho vissuto con l’ansia che cercava di comunicarmi qualcosa di speciale. Mi diceva frequentemente di riposare! Di stare tranquillo che tutto sarebbe andata bene. Ero intrappolato dalla fretta, dalla frenesia e dal continuo rincorrere traguardi impossibili. Avevo bassa autostima e mi atteggiavo da super uomo. Ero iperattivo e cercavo continuamente le attenzioni di mia madre, donna austera, rigida, con un’inclinazione spasmodica verso la perfezione.

Puoi capire le aspettative e le pressioni che sentivo sulle spalle ogni giorno.

Vuoi liberarti dall’ansia da prestazione che affligge la tua persona, contattami e andiamo verso il tuo finale desiderato.