Ciao Bencapitato!

Benvenuto/a sul mio blog personale.

Con questa “riflessione“ cercherò di farti capire come il giudizio condiziona il nostro essere e il nostro fare, il perché tutti noi giudichiamo e ahimè ancora più “dolorosamente“ ci auto-giudichiamo al tal punto da frenare o bloccare il nostro agire.

Secondo uno degli assiomi della comunicazione ispirandomi alla programmazione neuro linguistica, la quale afferma che “non si può non comunicare”,

se il giudizio fosse un modo di comunicare, come nella nostra società di fatto e‘, potremmo in similar modo affermare che “non si può non giudicare”?

La risposta direi che è molto vicina al “si” ma di fatto con una piccola attenzione in più e‘ possibile modificare il nostro “giudizio“ e renderlo quindi meno incisivo.

Se notiamo dalla definizione del termine: ” il giudizio è la capacità individuale di valutare o di definire qualcosa”, un’altra domanda potrebbe subito balenarci in mente: “perchè e‘ cosi difficile smettere di valutare, di definire, di etichettare, di discriminare le persone, gli eventi, le parole, il nostro agire e quello altrui?”

Quando faccio delle valutazioni sto ovviamente giudicando qualcosa, qualcuno, magari me stesso. Quando faccio affermazioni di qualsiasi genere siano queste negative o positive, smorfie facciali, comportamenti non verbali, ecc. non sto facendo altro che giudicare.

Mentre manifesto il mio “giudice interno” con le parole o con il corpo, attingo ai miei più profondi e automatici pensieri giudicanti.

Questi pensieri sono stati incamerati gradualmente nella mia mente sin da quando ero bambino. Oggi in età adulta, sono diventati una struttura mentale di comportamento linguistico ben assodata e di difficile rimozione.

Potremmo se vuoi, chiamarla, a livello teorico, ”abitudine del modo di pensare“ che si è ben diffusa nella nostra società e di conseguenza si è radicata in tutti noi.

Fin da piccoli, siamo stati cresciuti ricevendo il giudizio dei nostri genitori, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri maestri, professori, e cosi via che cercavano con tutte le buone intenzioni di questo mondo, attingendo alle loro credenze / esperienze, di fornirci validi insegnamenti etici e di vita pratica, utili per la nostra crescita individuale.

Nel corso del tempo però a seguito di questo “bombardamento” sistematico e periodico, protratto per anni, ci siamo costruiti una forma mentis orientata quindi a dare sempre un voto a ciò che si fa, a come ci si esprime e a come ci si comporta davanti alle situazioni.

Il discorso ovviamente non si riferisce al giudizio utilizzato dal pubblico ministero, dai giudici di gara, istituti accademici, ecc. attraverso cui la loro valutazione incide sul progresso o meno di un individuo.

Abbiamo concesso involontariamente agli altri e di riflesso a noi stessi di fare valutazioni positive o negative sui nostri modi di essere e di fare. Per esempio, un rimprovero ricevuto dai nostri genitori è un giudizio su un nostro comportamento specifico che ai loro occhi risulta sbagliato. Se reiterati nel tempo incoraggiano a forgiare quindi una solida struttura mentale che innesca in noi, a comando automatico, un obbligo di autocorrezione del nostro comportamento e quindi se si vuole, la percezione di ricercare sempre il nostro “best” per soddisfare le aspettative degli altri prima e poi quelle di noi stessi. Qui però si cela il primo errore…quello di pensare prima al giudizio degli altri di noi e poi al nostro di noi stessi. Tutto ciò potrebbe danneggiare la nostra autostima ma quello è un altro discorso che non tratterò in questo scritto.

Nella maggior parte dei casi quando dobbiamo compiere delle azioni per noi significative, il giudizio diventa un vero e proprio nemico che ostacola persino i nostri più ambiziosi desideri.

Rinunciamo a fare certe cose perché non riusciamo a liberarci del giudizio degli altri o quello che abbiamo ”formulato“ di noi stessi.

Un primo passo verso la risoluzione di questi “auto-condizionamenti” è quello di iniziare a smettere di nutrire i nostri Pregiudizi che sono figli del giudizio stesso con rinunce di basso stile. Ho parlato di pensieri giudicanti e quindi questo ci dovrebbe aprire una finestra di consapevolezza utile.

Non dovrebbero esistere quindi alcune rinunce di nessun tipo poiché il Pre-giudizio è un pensiero-giudizio che precede il giudizio vero e proprio e che a sua volta è un altro pensiero. E questo è un loop davvero nocivo per chi vuole migliorare la propria comunicazione, i rapporti con gli altri, con se stesso e riuscire ad essere finalmente se stesso fino in fondo senza paura di esserlo.

Facciamo un esempio reale:

Un mio amico/a mi ha detto che in quel ristorante non si mangia bene. Il sevizio è lento e gli ingredienti secondo loro non sono freschi e per giunta si spende troppo per la qualità offerta.

Come analizzo questo esempio?

Sicuramente ognuno ha la sua realtà dei fatti e il suo modo di pensare, frutto di vissuti sensorialmente unici. In aggiunta ognuno di noi possiede un atteggiamento mentale differente in termini di come affrontare le situazioni di dispiacere o di discomfort. In conclusione questi amici hanno espresso un giudizio-pensiero sulla base delle loro percezioni e perché no, punti di vista e non dei miei.

Oggi soprattutto su internet siamo abituati a guardare le recensioni di chi prima di noi ha vissuto l’esperienza e questo in parte è comprensibile, dà un senso di appartenenza nella valutazione di un servizio, prodotto, ecc. e quindi una maggiore sicurezza in termini di affidabilità per gli acquisti. “Mi fido del pensiero comune su un particolare prodotto/servizio, lo voglio e quindi acquisto (ci sarebbero altri migliaia di esempi ma rimaniamo semplici)..

Nel caso in esame, chi mi dice che quando andrò io con la mia compagna in quel ristorante tutto funzionerà a gonfie vele e che passeremo una serata indimenticabile? oppure succederà quello che è successo agli altri e avremo anche noi un giudizio negativo di quel ristorante?

Quello che sto cercando di spiegare è che il pre-giudizio è in grado di influenzare un nostro comportamento anticipatamente rispetto alla formulazione del vero giudizio subdolamente soltanto preannunciato nella nostra mente.

E’ dunque importante incominciare a depotenziare questo pre-giudizio che non è altro che un pensiero, trasformandolo dapprima in un puro “GIUDIZIO” (che a sua volta è un altro pensiero) soltanto quando ve ne è occasione reale di farlo, quindi vivendo una certa esperienza toccandola con mano e non di riflesso legata ad un giudizio-pensiero di qualcun altro. Quindi eliminare o meglio depotenziare il pregiudizio al minimo e riconoscere l’atto del giudicare.

  • Nella pratica: Tecnica utile per affievolire il giudizio e migliorare i nostri rapporti con gli altri 

1. Identifico il Pre-giudizio, lo resetto a zero e considero l’esperienza che sto per vivere o l’interazione con un gruppo o singola persona, come unica ogni volta (ovviamente se già l’ho vissuta e non è stata piacevole bensì piuttosto negativa potrei aver già maturato un solido giudizio a riguardo e quindi nutrire un altrettanto forte pre-giudizio?!).

2. In assenza di pre-giudizio prima e poi di giudizio, vivo l’esperienza così per come è e si manifesterà a me. Vivendo l’esperienza acquisisco gli elementi necessari per giudicarla. Giudico l’esperienza per come l’ho vissuta a tutto tondo. E’ stata bella, brutta, mi ha arricchito, annoiato/a, ecc.?

Infine mi domando: “Sono riuscito ad avere controllo sul pre-giudizio, sul mio giudizio e quindi sul mio pensiero giudicante?”.

Vivere in assenza di giudizio significa avere il potere di sospenderlo quando per noi diventa utile farlo. Non sarà possibile eliminarlo del tutto perché ritornerà in automatico come è stato sin dalla nostra infanzia, ricordi?

Convivere con lo schema acquisito del giudicare vuol dire avere consapevolezza di quando e in che modo utilizziamo le nostre valutazioni alias pensieri giudicanti. E questo è sicuramente un vantaggio sociale per migliorare la nostra comunicazione.

3. Il passo definitivo per sospendere totalmente il giudizio insito in noi è quello di interagire con l’ambiente esterno accettando le diversità altrui e quelle del contesto stesso che inevitabilmente paragonerò con la mia immagine mentale / mappa del mondo in aggiunta con i miei diversi valori, residenti dentro di me.

Paragoniamo questi elementi quindi al nostro mondo interiore che non è perfetto bensì diverso da quello di chiunque altro o contesto e il gioco è fatto. La faccio semplice ma non è così semplice, richiede un po’ di allenamento costante ma si possono raggiungere risultati ottimi in breve tempo.

In conclusione, tutto quello che ho detto finora porta forse a porci una domanda fondamentale, “e se ogni volta che si presentasse qualcosa, qualcuno giudicabile ma diventasse ingiudicabile perché siamo ora capaci di accettarne la diversità… lo giudicheremmo ancora?”

Io dico questo:

“Se io accetto te che sei diverso da me allora non ti giudico”..

Una volta consapevolizzato questo meccanismo del giudicare, il giudizio non risuonerà più così importante dentro di te come prima e sarai libero di agire come vuoi ed essere come desideri, perché avrai compreso che il giudizio è soltanto un pensiero giudicante che può essere modificato a nostro piacimento.